Difendiamo l'art.18

Difendere l’art.18 per estendere i diritti a chi non ce l’ha.


La lotta in difesa dell’art. 18 è importante non solo come obiettivo concreto, ma soprattutto per le sue conseguenze. Se riescono a cancellarlo, di fatto, resta solo un futuro di precariato per tutti e stabilito per legge. Per questo è necessario il massimo impegno, anche di chi non ha l’art. 18, per fermare il precariato a vita e per dare a tutti i lavoratori gli stessi diritti. Quanto ai presunti effetti positivi del circolo virtuoso per cui a minori garanzie per i lavoratori corrisponderebbe una rivitalizzazione del mercato, con nuove assunzioni, la realtà socio economica in cui siamo calati ha dimostrato l'effetto opposto. Tant'è che l’occupazione è in caduta libera e soprattutto i giovani non trovano lavoro, nonostante tutte le attuali forme di precariato e flessibilità.


Potremo suggerire al Governo per creare velocemente oltre 1000 posti di lavoro di cancellare la norma che permette sia ai pensionati da lavoro autonomo sia da lavoro dipendente di continuare a lavorare percependo in molti casi pensioni dignitose. E’ scandaloso che vi siano oggi con questa crisi pensionati che incassano (giustamente dopo anni di versamenti) 2000€ e più al mese di pensione e stipendi analoghi da lavoro mentre giovani in cerca di occupazione quando sono fortunati fanno i precari a 500 / 600 € al mese. Non vi sembra questa un’ingiustizia da sanare?
Da gran parte del mondo imprenditoriale c’è piuttosto una denuncia contro l’eccessiva burocrazia, la corruzione dilagante, i mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione, mentre l’art. 18 rimane l’ultimo dei problemi. Questa “riforma” quindi servirà solo a licenziare altri lavoratori, quelli magari sindacalmente più scomodi e più attivi, quelli che chiedono più sicurezza, per sostituirli con altrettanti precari sottopagati, ma ricattabili. I giovani seguiteranno ad essere precari come prima e senza neppure la possibilità di una vera assunzione a tempo indeterminato, visto che, è necessario ricordare che una gran fetta dei lavoratori viene licenziata già oggi, e già oggi con pochissime possibilità di reintegro nel posto di lavoro, grazie alla Legge Fornero.
A proposito di Legge Fornero occorre far notare che con l’aumentare dell’età del Personale è facilmente ipotizzabile un conseguente aumento di casi di inidoneità alla qualifica in occasione delle periodiche visite di revisione con personale anziano difficilmente ricollocabile. In tali casi dobbiamo aspettarci LICENZIAMENTI?
Ma allora lo scopo di questa operazione qual è? Distruggere quel poco che è rimasto del diritto del lavoro e delle sue garanzie? Sferrare un altro attacco al taglio dei salari, con una ulteriore dequalificazione della forza lavoro? Domande che potrebbero trovare rapidamente risposte, una volta ottenuta l’eliminazione dell’art. 18.
Lo Statuto dei Lavoratori e con esso l’art. 18 ha portato nel 1970 all'interno dei luoghi di lavoro la Costituzione Della Repubblica Italiana, (art 1, 2, 3, 4, 35, 36, 37 ecc,) proprio per accrescere e difendere il diritto al lavoro e dei lavoratori. Nello specifico l’art. 18 parla del licenziamento senza giusta causa, cioè addebito disciplinare infondato, o senza giustificato motivo oggettivo, cioè senza valida motivazione economica: “Licenzio te ma assumo un altro come te”, questi atti determinano una discriminazione illecita. Principio di civiltà giuridica e che il nostro ordinamento ha assunto come fondamentale, in tutti i campi del diritto, è che il danneggiato debba essere risarcito prima che con un indennizzo, con il ripristino della situazione antecedente. Questa operazione di ripristino è la prima soluzione che si tenta di esperire, e solo quando ciò non è possibile, si perviene ad una forma di indennizzo. E’ totalmente inspiegabile perché ciò non debba valere per i lavoratori. I datori di lavoro hanno sempre potuto licenziare i dipendenti negligenti o infedeli, come pure in caso di crisi hanno sempre potuto licenziare nonostante l'art. 18, che prevede sì la reintegra ma solo nel caso di licenziamento illegittimo.
Vale la pena ricordare che nel nostro paese ancora si licenziano le lavoratrici in stato di gravidanza; che le norme di sicurezza non vengono rispettate perché sono un costo e che si licenzia chi le pretende; che ogni giorno sul lavoro muoiono 2,5 persone; che i salari dei precari sono al di sotto del salario di povertà; che ancora si pagano le lavoratrici donne meno dei lavoratori uomini; che esiste la piaga del lavoro nero e sottopagato. Non è sostenibile che il problema sia l’art. 18, ma piuttosto il lavoro che non c’è perché non si fa sviluppo e non si fanno investimenti, non c’è una politica industriale e occupazionale nazionale. E’ per questo che dobbiamo unire tutte le forze disponibili per creare delle mobilitazioni le più ampie e unitarie possibili per opporci all'abolizione dell’art. 18 e per estenderlo a chi oggi non ce l’ha.

Scarica e diffondi il VOLANTINO CAT sull'art.18

FacebookFacebookGoogleGoogleLinkedinLinkedinMySpaceMySpaceTumblrTumblrTwitterTwitter

Informazioni aggiuntive