Esercitazione per soccorso al macchinista

ESERCITAZIONE IN GALLERIA:

LUCI E TELEFONI FUNZIONANO ma...

IL SOCCORSO AL MACCHINISTA: UN FALLIMENTO!

 

 

Nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre si è svolta in una galleria della linea La Spezia – Parma una esercitazione che simulava il malore del macchinista solo alla guida di un treno.

Come si apprende dall’articolo del 20 ottobre de il Manifesto, l’esercitazione non è andata affatto bene: l’autore definisce tragicomico il risultato ma per noi di comico non c’è nulla… Il macchinista colto da malore (veniva simulato un infarto) è dovuto intervenire attivamente più di una volta nel processo di salvataggio e nonostante questo, dopo oltre DUE ORE di intervento non è stato raggiunto da un'ambulanza per essere stabilizzato.

Queste simulazioni sono organizzate per evidenziare le criticità partendo da una situazione chiara e ben preparata: l’allarme è stato tempestivo oltre ogni aspettativa, in quanto il capotreno era presente al momento della simulazione del malore, esisteva un treno pronto per soccorrere il treno del macchinista infartuato, tutti gli attori in campo erano preparati a quello che avrebbero incontrato durante l’esercitazione.

Ma neanche questo è stato sufficiente a garantire un esito positivo.

 

La risposta all’articolo apparso sul Manifesto da parte dell’ufficio stampa del Gruppo FS non si è fatta attendere: hanno immediatamente e fortemente contrastato l’idea che non vi sia sensibilità verso sicurezza e soccorso del personale magnificando poi gli aspetti infrastrutturali dell’intervento quali la copertura di segnale GSM e il funzionamento delle luci in galleria.

A noi sembra veramente poca cosa gioire (nel 2019) per il fatto che si accendono le luci e perdere completamente di vista l’obbiettivo dell’esercitazione, che si sarebbe dovuta risolvere col salvataggio del collega.

Proprio le procedure hanno mostrato lacune gravissime; prevedere che il Capotreno, primo soccorritore abilitato, debba abbandonare il malato per “proteggere la coda” del convoglio, ci sembra un'assurdità regolamentata da chi si ostina a gestire il malore di un dipendente alla stregua di un guasto al locomotore, insultando la dignità umana.

La lacunosa coordinazione tra RFI e 118 è emersa anche quando il treno è stato ricoverato in stazione su un binario diverso da quello raggiungibile dall’ambulanza. La mancanza di un progetto sicurezza, coordinato e condiviso da tutte le strutture che operano in ambito ferroviario, mostra le sue carenze, partendo dalla decisione di ANSF di far eliminare ad RFI le passarelle di stazione, arrivando alle specifiche tecniche dei nuovi treni ordinati da Trenitalia che, se pur di ricercato design, hanno finestrini e porte di accesso alla cabina talmente poco pratiche ed ergonomiche che complicano un eventuale soccorso al personale.

Ribadiamo che per un soccorso efficace l’unica soluzione plausibile rimane quella di avere sul treno due figure in grado entrambe di condurre il convoglio il più rapidamente possibile verso gli operatori del 118, così come già previsto, dalle procedure per il soccorso in caso di malore/infortunio, nei casi diversi dal macchinista solo. Vorremmo ricordare che sul treno di solito ci sono anche i viaggiatori che nel caso di specie (malore concomitante di un viaggiatore) seguirebbero le stesse sorti del personale coinvolto nel soccorso.

Le scelte aziendali, dettate da un mero risparmio economico, ad oggi non si sono ancora mosse in questa direzione. Noi continueremo a ribadire con forza che la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini sono diritti inalienabili.

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